da PILLOLAROSSA

L’orrore in P.zza Alimonda – Parte Prima

L’analisi di foto nuove di P.zza Alimonda (ma conosciute dai magistrati) fa emergere una sconvolgente verità: intorno alle ore 17.30 del 20 Luglio 2001, in presenza di ufficiali di grado elevato della polizia e dei carabinieri, qualcuno infierisce su Carlo Giuliani ferito invece di aiutarlo, senza sapere se sia vivo o morto. Una versione assurda e puerile risale la linea di comando e viene validata in Questura intorno alle 18.00: Carlo sarebbe morto a causa di un sasso. Dura un attimo, l’evidenza la spazza via. Ma quando i primi soccorritori tolgono il passamontagna scoprono una profonda ferita in fronte che viene certamente prodotta mentre la piazza è sotto il controllo delle forze dell’ordine. Inspiegabilmente il passamontagna è integro, e non dovrebbe. Un atto orribile si compie in quella piazza dopo il ferimento. E’ questo orrore che si voleva coprire con l’archiviazione? Spaccare intenzionalmente la testa ad un moribondo invece di soccorrerlo è ancora reato in questo paese?

Alle ore 17,27 del 20 Luglio 2001 dall’interno di un defender dei carabinieri in P.zza Alimonda, al G8 di Genova, vengono esplosi due colpi di pistola. Uno di questi colpisce al volto Carlo Giuliani, che morirà nei minuti successivi. La sua breve agonia incrocia certamente altri due eventi traumatici diversi: il defender passa per due volte sopra il corpo e qualcosa di appuntito produce una profonda ferita sulla fronte. Altre ferite meno gravi sono riscontrate al volto. In nessuna di queste ferite è presente un edema significativo: scarso sanguinamento e gonfiore assente.
Nell’autopsia queste ferite vengono descritte, ma le parole non rendono giustizia sulla loro gravità.

  • In regione frontale mediana si osserva una ferita lacero contusa di forma irregolarmente stellata inserita in un’area escoriata di circa cm. 3×2. Il fondo della ferita è sottominato con presenza di lacinie connettivali. Ai lati di detta lesione si osservano altre piccole contusioni escoriate a stampo, di forma irregolare.
  • La piramide del naso mostra due contusioni escoriate senza segni di frattura alle ossa proprie sottostanti .
  • La guancia destra evidenzia una soffusione ecchimotica, più evidente a livello zigomatico.

Servono le foto della polizia scientifica per capire davvero di che si tratta.
(ci scusiamo per la crudezza delle foto che vengono pubblicate, con il consenso della famiglia, perchè sono indispensabili per capire la dinamica dei fatti)

Come e quando si sono prodotte queste ferite sul volto di Carlo? Per mano di chi?
L’autopsia non lo dice. Apre la chiosa sulla ferita in fronte che…”prodottasi verosimilmente prima della lesione d’arma da fuoco, senza tuttavia poter escludere che sia stata determinata in un momento successivo”… conclude affermando: “Alla luce di quanto sopra esposto è possibile ritenere che la ferita lacero-contusa presente alla regione frontale del soggetto sia riferibile ad un urto contro un mezzo contundente di forma irregolare e comunque non chiaramente individuabile dalle caratteristiche morfologiche della ferita, senza peraltro escludere che possa essere stata determinata dall’urto contro la superficie stradale”.

Certamente Carlo non è mai entrato in contatto fisico diretto con i carabinieri. Non immediatamente prima dello sparo, non in precedenza. Carlo poi non cade di fronte, ma sul fianco ed è la jeep che investendolo lo mette di schiena. Un’altra cosa certa che risulta dagli atti e dalla documentazione è che Carlo indossava il passamontagna ben prima di afferrare l’estintore, e questo gli viene tolto solo dai primi soccorritori. Teniamolo presente.

Oltre a queste ferite inspiegabili l’autopsia annota anche che: “Nel lume dei bronchi maggiori si rileva sangue fluido”…. “presenza di sangue nelle vie aeree, con segni di aspirazione bronchiale”.
Carlo ha quindi respirato dopo essere stato colpito dal proiettile, e questo è talmente pacifico che nella stessa autopsia (formalmente firmata da Marcello Canale ma materialmente eseguita da Marco Salvi il giorno successivo e consegnata scritta il 5/11/2001) si ritiene che: “le lesioni cranio-encefaliche riscontrate abbiano determinato la morte del soggetto nel lasso di tempo di alcuni minuti,….”
E’ da notare che invece nei primi momenti i periti parlarono di morte immediata, addirittura prima dell’arrotamento da parte del defender.
Uscirono dalla sala dell’autopsia sabato 21 luglio 2001 e con tono apodittico affermarono alla stampa che: “quando la camionetta dei carabinieri è passata su Giuliani, questi era già morto“. A luglio, nelle anticipazioni a voce, era morto sul colpo e a novembre, con la firma in calce, invece sono occorsi alcuni minuti.
Scripta manent.

In quegli stessi minuti che separano lo sparo dalla morte di Carlo, per tutta la durata dell’agonia, una follia nera si abbatte sulla piazza e travolge la truppa e i dirigenti di polizia. Succede qualcosa di orribile di cui fino ad ora avevamo solo tracce o testimonianze frammentarie.
Esiste infatti molto materiale video e fotografico dei momenti dell’arrotamento e dei primi soccorsi prestati dai manifestanti a Carlo, ma poco e di scarsa qualità sui minuti successivi. Ed è proprio nell’arco di tempo che va da un minuto dopo lo sparo all’arrivo dei soccorsi che avvengono i fatti gravi, di cui abbiamo visto l’esito ma non le dinamiche.
E’ verso la fine di questo lasso di tempo (tra le 17,28 e le 17,40 circa) che un vicequestore accuserà un manifestante di aver causato la morte di Carlo Giuliani con un sasso.

Video (avi, 1,38 Mb) tratto da Niente da Archiviare

In effetti, come vedremo, un misterioso sasso comparirà ad un certo punto nella scena.

Dalle finestre sovrastanti Pzza Alimonda alcuni genovesi fotografano lo svolgersi dei fatti dopo l’arrivo della polizia, successivamente le foto verranno sequestrate dagli inquirenti e acquisite agli atti, ai quali sono allegate.
Eccole in fila.
(Ogni foto pesa circa 200 kb e si aprira’ in una finestra separata)

Con la foto B11, questa preziosa sequenza fotografica presa dai balconi di piazza Alimonda si aggancia al video citato sopra. Entra in scena il Vice Questore Aggiunto Lauro e proclama: *sei stato tu con il tuo sasso*.

Pass 4

Un sasso compare a lato della testa di Carlo tra la foto B1 (sasso assente) e la foto B3 (sasso presente).
Tracce di questo sasso sono visibili in moltissime foto, ma in posizione molto più distante da quella in cui lo troveremo durante i rilievi della scientifica: pochi centimetri dalla testa di Carlo, come potete vedere sotto.

Pass 5

Ecco alcune di queste posizioni:

Questo sasso ha camminato? E’ stato spostato da una posizione ad un’altra?
Il sasso (è uno dei reperti agli atti che corre rischio di distruzione, come conseguenza dell’archiviazione) è importante per molte ragioni. Ha una forma particolare che lo rende distinguibile, è intinto di sangue (ma si intinge in un momento successivo, visto che nelle foto precedenti di sangue non c’è traccia) ed infine, cosa più importante, è la ragione usata dal VQA Lauro in Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul G8 per giustificare la *famosa* frase: sei stato tu col tuo sasso!

In ogni caso la sua comparsa vicino alla testa di Carlo diventa anche un indicatore temporale: un elemento che separa ciò che avviene prima da quello che avviene dopo, da incrociare con le deposizioni e le dichiarazioni dei testimoni oculari.
Il sasso, sia come sia, compare accanto alla testa di Carlo nei primissimi attimi dopo la riconquista della piazza. Nei momenti precedenti quando ci sono i manifestanti (per circa un minuto dopo lo sparo) è lontano, quando ci sono le forze di polizia è vicino ed è sporco di sangue.
Un altro indicatore o “picchetto” temporale è la riconquista della piazza da parte della polizia. La vediamo bene in questa foto (1 minuto e 3/4 secondi dopo lo sparo, secondo i timecode dei filmati).

Pass 7

Grazie ai filmati (e al loro timecode) e alle fotografie, siamo in grado di suddividere la scena di piazza Alimonda con questa sequenza di picchetti temporali:

  1. Lo sparo (17,27)
  2. La riconquista della piazza da parte della polizia (ore 17,28)
  3. La comparsa del sasso vicino alla testa e il pestaggio del fotografo Paoni (nei primissimi attimi successivi alle 17,28 e quindi con Carlo agonico, secondo l’autopsia)
  4. La scena di Lauro: *sei stato tu col tuo sasso* (prima dell’arrivo dei soccorsi)
  5. I soccorsi e i rilievi della scientifica (alle ore 17,40 circa arrivo di volontari del GSF, poi l’auto medica, quindi la scientifica e l’ambulanza che porterà via Carlo attorno alle 19.00, alle 19,10 c’e’ una ultima carica in P.zza Alimonda).

Se collochiamo ogni singola immagine, filmato o frammento di testimonianza dentro questi picchetti otterremo una griglia temporale approssimativa (mancando il timing esatto delle fasi finali), ma sufficente a gettare una luce inquietante sulle responsabilità personali di alti ufficiali di PS e CC presenti in quel settore di Genova al G8.
Quelle di Lauro, come vedremo, non furono parole fuggite di senno.

Analizziamo la sequenza B. (Cliccando sulle foto si aprirà l’originale in una finestra separata)
Questa prima foto mostra la piazza riconquistata da poco. Il sasso è assente, non c’è.
Paoni e il suo collega greco Kontos (camicia chiara) cominciano ad essere malmenati. Paoni ha le mani alzate e integre, ha appena smesso di fotografare.

Pass 8

Entra in scena un ufficiale superiore di P.S., che chiameremo per il momento Mister 17.
Mister 17 ha due segni particolari. Un grado elevato sulla spalla destra (una torre e due stelle = ViceQuestore Aggiunto, l’equivalente di un tenente colonnello) ed un casco diverso da tutti gli altri del reparto: è satinato e non lucido, la visiera è orlata di nero sul lato superiore, ha sulla parte posteriore delle modanature e un segno particolare, una specie di grande numero 17 nero fatto col nastro adesivo, ma potrebbero anche essere tre lati di un quadrato. Quel tipo di casco è chiamato casco ubbot ed è in dotazione ai reparti speciali della polizia, quelli preparati e tirati a lucido espressamente per il G8, oltre che a quasi tutti gli ufficiali superiori.

Pass 9

Le stelle sui gradi si notano meglio nelle foto successive, ma attenzione a non farsi ingannare da quella che sembra la terza stella e che in realtà è il simbolo della PS. Almeno un altro poliziotto, ma senza evidenti gradi sulle spalline, ha quel tipo di casco in questo contesto spazio-temporale.
Troveremo Mister 17 in molte foto successive, sarà presente fino alla fine.
C’è anche un particolare fuori posto: sembra esserci tensione tra un cc e un ps.
Di una tensione tra le forze dell’ordine in Piazza Alimonda nei momenti successivi all’omicidio di Carlo ci aveva detto Bruno Abile (fotografo francese freelance) che ha assistito a tutta la scena:
(ANSA) – PARIGI, 21 LUG – ”…i carabinieri si sono avvicinati e l’hanno (a Carlo) preso a calci. Hanno riempito di botte anche dei fotografi”….. ”due minuti dopo tutto questo, i carabinieri si picchiavano fra loro”.
(ANSA) 21-LUG-01 15:43

Bruno Abile ha sempre confermato queste affermazioni ma i magistrati non hanno mai voluto sentirlo. Le due escoriazioni al naso e l’ecchimosi allo zigomo di Carlo sono probabilmente da attribuire a questi calci. Carlo come abbiamo detto non cade col capo, ma si affloscia sul fianco, è evidente nella documentazione video-fotografica.
Lo hanno calpestato più di una volta? Lo hanno preso a calci di proposito arrivando? L’autopsia comunque ci parla di più ferite, al naso e allo zigomo.

Le foto B2, B3, B4 (queste 3 non sono necessariamente in ordine cronologico) mostrano il pestaggio di Paoni. Quello di Paoni è più di un pestaggio: è un linciaggio e una lezione di vita. Paoni è il fotografo ridotto peggio a Genova, tanto che in commissione parlamentare d’inchiesta si chiedono ripetutamente spiegazioni ai vicequestori aggiunti Lauro e Fiorillo sul trattamento che gli è stato fatto subire. Le risposte sono variate da *non ho visto nulla* (Fiorillo) a *figurarsi se toccavo un fotografo con tutti quelli che c’erano* (Lauro).
E’ interessante a questo proposito sentire come la descrive Paoni (fonte) :
“Stavo fotografando – ha raccontato Paoni – in primo piano il corpo del ragazzo ucciso e sullo sfondo le forze dell’ordine , quando ho visto che i carabinieri si stavano riorganizzando. Immediatamente ho alzato il pass ufficiale e ho urlato “sono un giornalista”. Mi sono saltati addosso egualmente ed hanno iniziato a colpirmi in testa e su tutto il corpo. Istintivamente mi sono aggrappato ad uno dei carabinieri che mi stavano picchiando. Se fossi caduto a terra probabilmente mi avrebbero massacrato. Manganellate e calci ovunque. Si sono accaniti contro la mia mano che teneva stretta una delle due macchine fotografiche che avevo: una Nikon. Sono riusciti a strapparmela, ma non era quella delle mie ultime foto. Infatti avevo una Leica infilata sotto un braccio ed era lì che c’erano gli ultimi scatti al ragazzo morto. Non l’avevano vista. E’ servito a poco. L’ho scoperto dopo che il carabiniere al quale mi ero aggrappato, ad un certo punto mi ha tirato fuori dalla mattanza e mi ha portato sugli scalini della chiesa di piazza Alimonda. Pensavo che fosse finita. E invece no. Qualcuno si era accorto della Leica e dopo un chiarissimo ed urlato “Tira fuori quel rullino o te la facciamo vedere” mi è stata sfilata la pellicola dalla macchina. Quando mi hanno lasciato, mi sono diretto , barcollando, verso il centro della piazza dove avevo visto un’ambulanza. Devo ringraziare il collega Yannis Kontos, fotografo dell’agenzia Gamma, che mi ha soccorso”. Eligio Paoni ha poi raccontato che una volta sull’ambulanza, mentre il mezzo dei soccorritori era in sosta in attesa di un varco per poter partire verso l’ospedale, si è rifatto vivo il carabiniere al quale si era aggrappato. “Qualcuno ha aperto le porte – ha raccontato il collega – e ho riconosciuto il carabiniere. E’ entrato a volto scoperto, mi ha chiesto scusa e cosa potesse fare per me. Gli ho detto che avrei voluto riavere la macchina che mi era stata strappata nel pestaggio. Il carabiniere è uscito ed è tornato poco dopo con ciò che restava della mia Nikon: pochi rottami”.

Pensavo che fosse finita. E invece no.
Eligio Paoni racconta di un pestaggio in due tempi. In uno dei due, che possiamo vedere nella foto B2, il fotografo viene preso per la nuca e trascinato sul corpo di Carlo Giuliani. Non è difficile immaginare la natura degli argomenti esposti e in qualche modo solennizzati dalla presenza di Carlo (agonizzante?).
Mister 17 è a pochi metri
.

Pass 10

B3: durante il pestaggio di Paoni, che continua sotto l’occhio impassibile di Mister 17, compare il sasso.

Pass 11
Pass 12
Pass 13
Pass 14

La foto B7 è decisamente interessante. Si vede un carabiniere che mette mano all’abbigliamento di Carlo. Sotto gli occhi di un ufficiale (una stella sul casco), un carabiniere acconcia la scena prima che arrivino i soccorsi e siano fatti i rilievi della scientifica.

Pass 15

In B8 (in alto, a sinistra nella foto) si avvicinano alla scena del delitto i primi soccorsi spontanei e la stampa. Forse è in questo momento che viene distrutta la Nikon di Paoni.

Pass 16

In B9 vediamo nitidamente i primi reporter e le telecamere (tra i primi che arrivano ci sono Toni Capuozzo di Terra-Canale 5 e Renato Farina di Libero) . La nikon di Paoni è a terra, fracassata. Il filmato preso dal videoreporter di Canale 5 mostra questi momenti. (10 mega, avi-divx).

Pass 17

Eccoci a B11: Lauro si lancia nella sceneggiata del sasso.

Pass 18

Un vicequestore aggiunto (una torre e 2 stelle) parla al telefonino. I soccorritori stanno esaminando Carlo che non ha più il passamontagna.

Pass 19

Riassumiamo:
Il *tenente colonnello* Mister 17 arriva sulla scena quando il sasso ancora non c’è e vi rimane fino alla fine.

Pass 20

Durante la sua permanenza si infierisce su un moribondo e avvengono pestaggi, danneggiamenti a cose altrui, minacce gravi e infine si modifica la scena di un omicidio prima dell’arrivo della polizia giudiziaria, come si vede anche più chiaramente in quest’altra foto.

Pass 21
Pass 22

1) Osservatore con casco ubbot, forse Mister 17, oppure il secondo poliziotto che è presente con quel casco alla riconquista della piazza.
2) Un poliziotto (riconoscibile) osserva la manipolazione.
3) Un terzo poliziotto, probabilmente un ufficiale con baffi biondi (e forse occhiali) dispensa consigli o comunque indica.

Le manipolazioni avvenute sul corpo di Carlo Giuliani prima dell’arrivo della scientifica sono certamente state più di una, e hanno lasciato diverse tracce. Se ne discute ampiamente in questa scheda.

Pass 23

Paoni riceve un trattamento durissimo, il più duro comminato a Genova ad un fotografo, e le sue pellicole vengono distrutte con metodo e accanimento. Hanno per le forze dell’ordine un interesse non generico.
Negli stessi momenti un sasso che di trova alla sinistra di Carlo, ad una distanza considerevole, si sposta e appare dal lato opposto, a destra accanto alla sua fronte.
Ma c’è un altro elemento molto importante da valutare: il passamontagna.

I primi a togliere il passamontagna sono i soccorritori.
Ce lo dice Fiorillo in commissione parlamentare:
MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli.
…Ricordo con tranquillità che indossava il passamontagna nero sfilato dai primi soccorritori...
Ce lo conferma lo stesso Lauro rispondendo a Violante:
ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma.
… Potrebbe essere stata quella ragazza del GSF, perché quando è intervenuta ha tolto il cappuccio, lo ha alzato e, dopo aver cercato di fare un massaggio, ha chiesto l’ambulanza ..
Precisa Fiorillo:
MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli.
… Su come fosse vestita la persona morta, posso dire soltanto come l’ho vista in terra perché da lontano ho notato solo dei movimenti. Indossava un passamontagna nero che copriva il volto; questo è stato tolto da noi quando sono venuti i medici rianimatori. Abbiamo notato immediatamente che aveva un buco in fronte o qualcosa del genere; al momento sulla fronte non c’era molto sangue e, quindi, poteva sembrare opera anche di una pietra. Infatti, ricordo che a terra c’erano delle pietre – a parte l’estintore – ma non ricordo se una di esse fosse insanguinata.
Infine dichiara Lauro alla domanda se uscisse molto sangue dal volto di Carlo:
ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma.
Tantissimo. Io stavo a dieci metri di distanza e credevo che fosse stata una pietra; infatti, mentre andavo in quella direzione anch’io sono stato colpito da alcune pietre dietro la schiena. Quando ho visto il ragazzo per terra e ho visto un «fuggi fuggi» generale; mi sono avvicinato a quel lago di sangue che usciva e ho visto una pietra, come quella che ha visto il dottor Fiorillo, intrisa di sangue e molto vicina alla tempia; dunque ho pensato che il giovane fosse stato colpito dalla pietra. In parte ero convinto che fosse stata la pietra, in parte credevo che se loro non avessero attaccato, non sarebbe accaduto questo fatto; ecco il senso di quella frase famosa (si riferisce al *sei stato tu col tuo sasso*).

Qualcosa non quadra in queste affermazioni.

Nella foto B1 vediamo Carlo Giuliani che ha smesso di sanguinare e la pietra non è ancora apparsa vicino alla sua fronte. La pietra arriva subito dopo, durante il pestaggio di Paoni, e quindi come può averla vista Lauro nell’immediatezza se ancora non c’era? Ammettiamo pure una dilatazione soggettiva dei tempi o una deformazione del ricordo (Lauro parla a Settembre in Commissione, e deve giustificare molte cose)
Rimane comunque una domanda: chi e come può aver visto la ferita in fronte se i primi soccorritori sfilano il passamontagna dopo il teatrino di Lauro?
Quando Lauro grida *sei stato tu col tuo sasso* i soccorsi non erano ancora arrivati e lui non poteva sapere della ferita in fronte!

Una cosa è certa: Carlo ha indossato il passamontagna (che copriva la fronte) fino ai soccorsi e nessuno lo ha tolto prima. Quindi nessuno avrebbe potuto vedere la grave ferita al centro della fronte fino a quel momento, a meno che non ci fosse una vistosa lacerazione del passamontagna.
Fino all’arrivo dei soccorritori solo due tipi di persone potevano sapere della ferita: chi la produce e chi la vede produrre.

Quando si produce la ferita? Chi o cosa la produce? Perchè questo fatto non è mai stato considerato dai giudici? Nell’autopsia si discute diffusamente di questo aspetto che è assolutamente incongruo per molte ragioni, una delle quali grande come una casa: il passamontagna è integro e non presenta lacerazioni in corrispondenza della ferita. Le prove di questo si hanno esaminando le fotografie della polizia scientifica.

In queste foto la scientifica segnala diligentemente tutti i fori presenti nel passamontagna.
Troviamo dei fori per la respirazione prodotti artigianalmente, troviamo il foro prodotto in uscita da un frammento del proiettile… e stop. Nessun foro si nota o viene segnalato sulla fronte.
Recentemente la famiglia di Carlo è rientrata in possesso del passamontagna che rischiava di essere distrutto. Lo abbiamo esaminato ed è effettivamente integro dove invece avrebbe dovuto essere almeno lacerato o strappato. E’ perfettamente integro: non c’è un filo fuori posto in tutta l’area frontale.

Pass 25

Il tipo di ferita al centro della fronte lascia pochi dubbi sulla violenza del colpo: non è materialmente possibile che una ferita lacero-contusa di questa rilevanza si sia prodotta senza lasciare tracce sul tessuto, se il tessuto copriva la fronte.

Pass 26

L’assenza di lacerazioni sulla zona del passamontagna corrispondente alla fronte porta ad una unica conclusione: quando è avvenuto l’evento traumatico il passamontagna non copriva la fronte, non c’era o più probabilmente era scostato.
Ma questa assenza di lacerazioni nel tessuto permette anche di escludere qualsiasi evento accidentale intercorso tra lo sparo e l’arrivo dei soccorsi.
Qualsiasi altra possibile causa accidentale avrebbe interessato anche il tessuto, sia che si trattasse di una caduta violenta a terra (che comunque non è avvenuta), sia che si trattasse di un urto contro una parte meccanica sotto il pianale del defender (poggiapiedi, coppa dell’olio ecc.), sia infine che si trattasse di un urto contro oggetti volanti non identificati (frammenti del presunto calcinaccio, sassi volanti vari).
Dell’eventualità che la ferita fosse presente *prima* del colpo di pistola non merita neppure discutere: non si trattava di una ferita sanguinante e se prodotta prima dello sparo avrebbe dovuto inondare di sangue il volto, avere un edema, e comunque avrebbe lasciato tracce sul passamontagna.
Niente di accidentale può aver prodotto quella ferita.
Servono almeno 2 mani per fare un’operazione di scostamento e contemporaneamente produrre la ferita, e gli eventi accidentali hanno una mano sola.

Quella ferita viene prodotta tra la riconquista della piazza e l’arrivo dei soccorsi. Nel periodo cioè in cui la piazza è sotto il pieno controllo delle forze dell’ordine.
Il minuto che precede la riconquista della piazza ha infatti un’ampia documentazione fotografica e testimoniale: i manifestanti cercano di soccorrere Carlo, ma nessuno gli toglie o scosta il passamontagna. L’unico che tocca il capo, con una mano sola, è un manifestante inglese che cerca di tamponare il sangue che esce dal volto e poi sente il polso, altri accennano a trascinare Carlo per le gambe, ma desistono per la carica dei poliziotti.

I fatti crudi messi in fila sono questi: quella ferita profonda è stata prodotta intenzionalmente scostando il passamontagna e con certezza nel lasso di tempo che intercorre tra la riconquista della piazza da parte della polizia e l’arrivo dei soccorsi, in concomitanza con il pestaggio di Paoni, con la presenza in Piazza Alimonda di 2 o 3 VQA della Polizia di Stato e, come vedremo tra poco, di un Tenente Colonnello dei Carabinieri e di altri ufficiali inferiori che assistono impassibili a tutto, anche all’aggiustamento della scena di un omicidio prima dell’arrivo degli inquirenti.

Torniamo un momento a Paoni.
Nella foto B1 lo vediamo a mani alzate. Di li a poco inizierà il pestaggio.
Nella sequenza della riconquista della piazza lo vediamo mentre scatta foto sopra il corpo di Carlo.
In concomitanza con la B1 viene scattata, da altra angolazione questa foto:

Pass 28

Vediamo Paoni mentre chiede soccorso rivolto verso P.zza Tommaseo. E’ rivolto all’indietro rispetto a Carlo e urla, facendo un gesto non equivoco con la mano: <<venite!>>. Un cc salta letteralmente il corpo di Carlo per aggredire il fotografo. A chi urla Paoni , visto che l’ambulanza non è ancora stata chiamata e lì non c’è? In Pzza Tommaseo c’è polizia, digos e anche altri carabinieri. Forse si intravede qualche pompiere o protezione civile, qualche tuta arancione. Forse urla al collega greco. Sono i primi momenti concitati e ancora la pietra non è arrivata vicino alla fronte di Carlo.
Non servirà. Chi doveva venire non viene, o non serve, e il pestaggio sarà solenne.
Non esiste, che si sappia, una foto in cui sia riconoscibile il carabinere che lo trascina sopra il corpo di Carlo e successivamente lo raggiunge nell’ambulanza per *scusarsi* e restituire i rottami della nikon. Ma è certo che tanta libertà d’azione non sarebbe stata concessa all’iniziativa di un militare di leva. Come minimo si tratta di un sottufficiale che tra l’altro indossa un corpetto particolare con due righe di anelli sul dorso, e che hanno molti ma non tutti.
Tuttavia questa foto è importante per un’altra ragione: si vede anche la parte posteriore del casco di un ufficiale dei cc.
2 stelloni, cioè Tenente Colonnello. Il Ten. Colonnello Truglio, l’ufficiale dei cc più alto in grado nelle strade durante il G8. Che sia Truglio è certo, dato che è l’unico che ha due stelloni sul casco in tutta Genova ed era presente solo un minuto prima.
Il VQA Lauro dice alla Commissione parlamentare che Truglio era venuto a rinfrancare la truppa durante una pausa e se ne era andato, e che è stata una sorpresa ritrovarselo in coda al plotone durante la ritirata precipitosa da cui nascono i fatti.
Truglio è presente anche al pestaggio e nei momenti in cui compare il sasso, e vede. Ora lo sappiamo con certezza.

Anche altri ufficiali dei carabinieri paracadutisti faranno capolino nei minuti successivi.

Pass 29
La foto rettangolare è tratta dalla biografia dell’allora colonnello
(ora generale) Leonardo Leso, comandante del nucleo logistico-addestrativo
e quindi dei CCIR. Al di la della somiglianza, documenta la divisa degli
ufficiali dei parà che hanno il basco di quel colore.
http://www.nato.int/kfor/kfor/bios/cv/bio_leso.htm

Chi e’ Mister 17?
Vice Questori Aggiunti di PS al G8 ce n’erano naturalmente molti. Il colonnello Tesser presenta alla commissione parlamentare d’inchiesta la lista dei funzionari di Polizia che sono transitati per Pzza Alimonda nel pomeriggio del 20 luglio: 7 ufficiali di vario rango.

dott. Angelo Gaggiano, primo dirigente, grado una torre e 3 stelle, sigla radio G 3
dott. Mondelli, primo dirigente, grado una torre e 3 stelle, sigla radio G 11
dott. Sposi, commissario capo, grado una torre e 1 stella, sigla radio G 167
dott. Fiorillo, vice questore aggiunto, grado una torre e 2 stelle, sigla radio G 84
dott. Fabozzi, vice questore aggiunto, grado una torre e 2 stelle, sigla radio G 110
dott. Carrozzo, commissario capo, grado una torre e 1 stella, sigla radio G 170
dott. Lauro, vice questore aggiunto, grado una torre e 2 stelle, sigla radio G 103

Tre VQA transitati, a detta di Tesser. Di Lauro (col casco normale) sappiamo. Quindi Mister 17 potrebbe essere Fiorillo (che dichiara di aver avuto un casco Ubbot, ovvero proprio il tipo di casco di Mister 17), Fabozzi, oppure anche qualcun altro.
Ci sono filmati che mostrano un VQA con quel segno particolare sul retro del casco Ubbot in P.zza delle Americhe poco prima delle 15.00 (e coincide con la relazione di servizio di Fiorillo, che era li in quel momento assieme a Gaggiano che vedete nella foto con la fascia tricolore) . Questo VQA ha un segno distintivo: la spallina destra coi gradi è assente, mentre è presente la sinistra.

Pass 30

Fabozzi nella relazione di servizio riferirà di essere arrivato in Piazza Alimonda quando erano già presenti i soccorsi medici. Quindi a passamontagna sollevato.
E’ da notare che nelle foto B1 e successive quello che finora abbiamo chiamato Mister 17 ha la spallina destra coi gradi ben visibili. Quindi potrebbero esserci almeno due VQA in divisa e con casco ubbot in P.zza Alimonda .
In uno dei girati del video Solo Limoni si vede Mister 17 (o uno dei due) senza la spallina destra. Forse sono presenti due VQA in divisa in P.zza Alimonda, ed entrambi hanno quel segno sulla parte posteriore del casco ubbot. Oppure ad un certo momento le spalline con i gradi spariscono.

Frame tratti dai girati di Solo Limoni
Versione .mpg da 1,9 Mb

2 o 3 Vice Questori Aggiunti della Polizia di Stato e l’ufficiale dei carabinieri più alto in grado nelle strade di Genova al G8 (Truglio) assistono ai calci di cui ci parla Bruno Abile (e conferma l’autopsia), e agli eventi che produrranno la grave ferita lacero-contusa sulla fronte di Carlo, senza intervenire e senza relazionarne per iscritto.

Quando Lauro urla sei stato tu col tuo sasso non è uscito di senno. Ha un problema grave da risolvere, da giustificare, e non è solo la morte di un manifestante, che anzi dal suo punto di vista (e da quello dei giudici) è persino legittima.
Lui non vuole coprire il colpo di pistola allo zigomo con il sasso. Lui deve giustificare la ferita in fronte con il sasso. Una ferita di cui non avrebbe dovuto sapere, visto che non erano ancora arrivati i soccorsi e un passamontagna integro la ricopriva.
Quello che accade dopo è molto più grave ed inaccettabile dello sparo in faccia ad un ragazzo. E’ incredibile al punto da generare anche una scusa incredibile, ma impellente.
Sparare e uccidere è accettabile dal punto di vista di Lauro, quello che succede dopo non lo è più, deve essere accollato a qualcuno, e capita al primo manifestante che ha la forza di rompere quel silenzio irreale con un grido: ASSASSINO!

Pass 32

Sia come sia Lauro non è il solo a parlare di sasso. Nella sua relazione di servizio e in commissione parlamentare ribadisce chiaramente il concetto di NON aver comunicato con la centrale operativa via radio e di essersi relazionato solo con un suo parigrado col telefonino.
La versione del sasso risale però in qualche modo la scala gerarchica e arriva in questura per essere rapidamente spesa come prima giustificazione verso le ore 18.00.
A quell’ora un giornalista di radio popolare arriva in questura dopo che si è sparsa la notizia di un manifestante morto ed assiste ad una conferenza stampa abbastanza informale, in cui l’addetto spiega (in inglese) ai giornalisti esteri che un manifestante è deceduto colpito da una pietra. Terminata la comunicazione in english la conferenza stampa si chiude senza interlocuzione in italiano coi giornalisti italiani. Alcuni dei corrispondenti a questo punto abbozzano una protesta e telefonano a Sgalla (nocchiero mediatico della polizia dell’intero G8), il quale conferma e aggiunge che si stanno facendo accertamenti.
Chi ha fornito la versione dei fatti alla questura?
In Piazza Alimonda un ufficiale di polizia ha validato una versione in cui un sasso giocava un ruolo, se viene spesa in una qualche forma in questura.
Dura pochissimo, poco dopo le 18.00 i lanci di agenzia già parlano della pistola e i giornalisti strappano il foglietto con i primi appunti e li riscrivono, ma la versione del sasso lascia una traccia, un percorso ufficiale. Qualcuno titolato a spendere versioni parla di un sasso. Le notizie di Lauro arrivano in questura di rimbalzo, tramite un collega, e un relata refero non puo essere sufficente per partorire una versione, per quanto settimina, per la stampa estera. Altri ufficiali devono aver confermato.

In quei momenti la scientifica sta facendo i primi rilievi, la ferita in fronte si è palesata pubblicamente ai soccorritori, che ne parlano ai cronisti ansa, e nessuno può giurare su quanto questa abbia contribuito ad accorciare l’agonia di Carlo Giuliani. Su quanto, in definitiva, abbia concorso alla sua morte.

In regione frontale mediana si osserva una ferita lacero contusa di forma irregolarmente stellata inserita in un’area escoriata di circa cm. 3×2. Il fondo della ferita è sottominato con presenza di lacinie connettivali. Ai lati di detta lesione si osservano altre piccole contusioni escoriate a stampo, di forma irregolare recita l’autopsia.

Tecnicamente la cosa più verosimile è che negli attimi immediatamente successivi alla riconquista della piazza da parte delle forze dell’ordine, poco più di un minuto dopo lo sparo, qualcuno afferri la testa di Carlo nell’unico punto non inzuppato di sangue, la sommità del passamontagna. Nel farlo afferri la stoffa, che in questo modo si ritrae scoprendo una porzione di qualche centimetro di fronte, e infine sferri un paio di colpi più leggeri di assestamento prima di affondare quello che produrrà la ferita grave.
Non sappiamo chi è stato. Sappiamo però come si chiamano i suoi superiori (che hanno visto) e anche chi gli paga lo stipendio: lo stato italiano.


L’orrore in P.zza Alimonda – Parte Seconda

Perchè una tale bestialità? Perchè tanta rabbia?
C’è un di più di brutalità che è difficile da spiegare e anche da accettare. Ma soprattutto che è impossibile da gestire pubblicamente, meno che mai venerdì 20 luglio 2001. Che effetto avrebbe avuto la notizia sui manifestanti del sabato?

Quando Carlo Giuliani viene colpito in fronte non è morto, non ancora. Alla prima persona tra i soccorritori che gli sente il polso, una volontaria del GSF, pare di sentire flebili battiti del cuore, appena percettibili. La stessa autopsia ufficiale parla di “morte del soggetto nel lasso di tempo di alcuni minuti,….” e il sasso è stimabile si sposti tra il secondo e terzo minuto dopo lo sparo.
In ogni caso chi produce la ferita non è al corrente delle condizioni reali di Carlo, non può sapere se sia vivo o morto.
Perchè invece di soccorrerlo gli spaccano la testa?
Che motivazioni supplementari dovevano avere per compiere un atto tanto orribile?
Nessuno evidentemente lo ha ordinato. Non si obbedisce ad un ordine del genere in presenza di testimoni.
E non ci poteva essere un *piano* perchè un minuto e qualche secondo (tempo tra lo sparo e la riconquista della piazza) non sono sufficenti per ideare una azione complessa, comunicare con i sottoposti e mandarla in esecuzione con personale misto e un pò sbandato, pensando di farla franca. C’è un limite anche alla fesseria.
No.
Avvengono fatti semplici in P.zza Alimonda, fatti personali e primordiali, che riguardano se stessi, nella reazione ai quali si mette se stessi. Non è un ordine eseguito, è rabbia privata. Una rabbia che tracima e fa perdere la testa, e non vale la logica a spiegarla perchè viene molto prima della logica. Non solo l’onore ferito del reparto militare messo in fuga a sassate da un gruppo di ragazzi, non solo un odio antropologico e un rancore covato da tempo, teso come un arco da mesi di addestramento inutile alla prova dei fatti, e inutile in un modo umiliante. Non basta.
Per spaccare la testa ad un moribondo servono motivazioni in più. Serve un odio personale, privato, che dissolva i limiti del pensabile e porti a compiere una cosa talmente scellerata da non poter essere gestita. Da DOVER essere taciuta.
Talmente abbietta da dover essere coperta con una archiviazione sgangherata che cozza contro tutte le leggi della fisica, della logica e della decenza.
Non per difendere un sottufficiale o un ufficiale, ma per la ragion di stato.
Per non essere travolti, tutti loro, da un uragano di indignazione e di rabbia.

Allarghiamo lo sguardo.

Uno dei modi di dire consolidati, quasi un tic della narrazione del G8 genovese, è quello di pensare P.zza Alimonda come il culmine di una giornata nata storta. Quasi un crescendo naturale che non poteva che sfociare in tragedia. Con questa visione però si perdono di vista i fatti e le relazioni che li concatenano, e i fatti indicano che l’andamento della giornata è stato tutto, tranne che naturale.
La prima carica contro il corteo del Carlini, quella che fa degenerare il venerdì, parte alle ore 14,55 da via Invrea con ragioni pretestuose che fanno a cazzotti con i documenti e i filmati. Non è chiaro chi l’abbia decisa, ci sono due dirigenti di PS che se ne assumono la responsabilità con motivazioni diverse, mentendo entrambi. E’ l’elemento centrale di tutta la gestione dell’ordine pubblico del G8: una carica a freddo che prima di tutto si accanisce contro il gruppo di contatto formato da giornalisti e parlamentari che antecede il corteo, per subito dopo attaccare la testuggine delle tute bianche. E’ la prima carica in cui vi sia contatto fisico. Tutto quello successo finora in altre parti di genova è avvenuto comunque a distanza.
Da quel momento cominciano una serie di cariche e controcariche che alla lunga hanno esisti disatrosi per i carabinieri, che le prendono al punto di farsi incendiare un blindato, e di fatto si ritirano.
Alle ore 16,00 un imponente spiegamento di polizia partito con gli idranti da Brignole e comandato dal Primo Dirigente di P.S. Gaggiano giunge all’incrocio tra via Torino e via Tolemaide e inizia una carica a percussione con l’uso di mezzi speciali blindati lanciati a tutta velocità contro il corteo. Anche questa carica, esaurito lo slancio iniziale e terminata l’acqua degli idranti si ferma e in poco tempo quasi tutto il terreno guadagnato dalle forze dell’ordine viene perso nuovamente.
E’ a questo punto che iniziano anche gli interventi da parte di contingenti delle forze dell’ordine sul fianco, in un’accerchiamento che non lascia vie di fuga ad un corteo che non può ritirarsi più velocemente di quanto stia facendo. Il primo di questi interventi sul fianco avverrà in via Caffa e produrrà i fatti di P.zza Alimonda, ma ce ne saranno altri successivamente, coordinati meglio: l’attacco a percussione sulla testa viene appoggiato da reparti sul fianco in una logica militare.
Chi in sala operativa stabilisce questa tattica ha deciso di farla finita, senza considerare come era iniziata: un corteo era stato attaccato in modo proditorio mentre era nel tratto di percorso autorizzato.

I momenti cruciali del 20 luglio sono due: le tra le 14,45 e le 15,00 e le 17.19.
Alle 14,45 avvengono due fatti importanti ma in zone molto distanti dall’incrocio tra via Torino e via Tolemaide dove avverrà la carica contro il Carlini 10 minuti dopo.
Il carcere di Marassi viene attaccato da un gruppo di manifestanti e un’altro gruppo di manifestanti attacca Forte San Giuliano, la sede del comando provinciale dei carabinieri, ovvero il secondo ganglo militare del G8, che in quel momento ospita la famosa delegazione parlamentare di deputati di AN e Lega. Queste due notizie allarmanti arrivano accavallandosi ed è evidente che il loro peso, anche simbolico, è grandissimo. Nei brogliacci radio della Centrale Operativa ci sono tracce degli eventi di Marassi ma nessuna di Forte San Giuliano. La cosa singolare è che si tratta in entrambi i casi di boatos, di esagerazioni e/o deformazioni dei fatti. Quello di Forte San Giuliano poi, è addirittura un assalto annunciato: per tutta la giornata reparti dei cc fanno la spola tra S.Giuliano e il resto della città: i falsi allarmi si sprecano fin dalla mattina.

1) Marassi è un attacco per sottrazione: i 4 blindati presenti abbandonano la piazza antistante il carcere senza aver avuto alcun contatto coi manifestanti, fuggono precipitosamente alla sola vista, come si è potuto apprezzare anche recentemente al processo in corso a Genova contro 25 manifestanti; si ricorderà a lungo la figura barbina del funzionario di PS di fronte al filmato in aula: una ritirata precipitosa senza una ragione apparente, che contrastava in modo stridente con la relazione di servizio stesa. E’ uno dei fatti più inspiegabili di tutto il G8: abbandonano il carcere, lasciano fare per poi riconquistarlo una volta che i manifestanti si sono allontanati da soli.

2) L’assalto a Forte San Giuliano è ancora più strano. I filmati presi dalle telecamere fisse degli stessi cc che circondano il forte mostrano una modestissima sassaiola di pochi minuti. Non è un attacco al Forte, ma a un gruppo di cc che fronteggia da una strada laterale un gruppo sfrangiato di manifestanti appena caricati al meeting point, mentre defluiscono da Corso Italia.
A leggere le relazioni di servizio degli ufficiali dei cc, tutto avviene per telefonino: il Comandante della Regione Carabinieri Liguri telefona alle 14,45 sul cellulare al Magg. Frassinetto, ufficiale paracadutista del 1 Rgt. Tuscania che comanda il 3° plotone del CCIR del VI° Btg “Toscana”, per chiedere soccorso.
Partono 5 blindati che arrivano alle 15,15 (si vede l’orario nei filmati), quando la sassaiola è terminata da un bel pezzo, e si dividono su due direttrici: 2 blindati si fermano sul lato di corso italia e 3, al comando del Ten. Colonnello Ulandi, braccio destro di Tesser, vanno a mettersi nei pasticci affrontando un gruppo piuttosto numeroso di manifestanti in una zona diversa, parecchio distante. In questa circostanza avviene il ferimento più grave di un carabiniere in tutto il G8: l’appuntato Luca Puliti viene ferito alla testa, mentre guida un blindato, da un sasso lanciato da un manifestante che, dicono i cc, gli ha aperto la portiera. E’ questo, Luca Puliti, il carabiniere che viene dato per morente (o morto) nelle ore successive. In realtà il suo decorso clinico sarà decisamente più lieve e dopo qualche settimana nell’ospedale militare di Firenze verrà dimesso. Non senza aver ricevuto, unico tra i feriti, visita da svariate autorità, militari e civili.

Ma in quelle ore quel carabiniere viene narrato da qualcuno come in pericolo di vita, o addirittura morto, e la notizia ovviamente si diffonde a macchia d’olio con un effetto dirompente. In che forma di diffonde?
Riferisce il S. Ten Imperato nella sua relazione di servizio: <<Alcuni facinorosi, avvicinatisi al A55 targato CC560CA, riuscivano ad aprire la porta di guida colpendo con un grosso sasso alla fronte il conducente App. Luca PULITI.>>
Questa, o una simile, è la notizia che vola di bocca in bocca tra i carabinieri, atterra sui taccuini dei giornalisti, e si ingigantisce strada facendo fino a mettere radici proprie e rimanere in vita per ore: un collega è morente per un sasso alla fronte e ciò è avvenuto durante un attacco al comando dei carabinieri.
Quando Marco Poggi, infermiere a Bolzaneto, monta in servizio chiede al maresciallo dei cc notizie sulle condizioni del carabiniere gravissimo ci cui tutti parlano. Il sottufficiale lo raggela con la notizia della morte del collega. Lo stesso infermiere dichiara che, nel momento in cui la notizia si diffonde, le condizioni dentro Bolzaneto cambiano in modo radicale: la violenza diventa bestiale. Ferina.
Una violenza a freddo durata ore con una unica breve ricreazione di minuti: il passaggio del ministro Castelli venuto a solidarizzare con gli aguzzini. Poi di nuovo violenza per ore.

Che effetto avrà prodotto la notizia per le strade nel pomeriggio? Se l’hanno saputo a Bolzaneto ovviamente lo avranno saputo anche i contingenti schierati, visto che anche i giornalisti nel quadrante Foce ne sono a conoscenza. Quale è lo stato d’animo su cui viene proiettata questa distorsione esagerata della realtà? Chi è il vettore che distribuisce la panzana?
Se fosse arrivata alle orecchie del contingente “ECHO”, in cui si trova Mario Placanica, che effetto avrebbe potuto produrre?

L’appuntato Luca Puliti infatti non è uno sconosciuto per il contingente “ECHO”.
Il 3° plotone del VI° Btg CC “Toscana” in cui è inquadrato Puliti e l’aliquota della compagnia “ECHO” al comando di Lauro hanno operato assieme nelle prime ore del pomeriggio, in appoggio al 1° Rgt. Tuscania nello sgombero della cittadella dei manifestanti. Non è un collega qualsiasi che è grave/morente/morto, ma uno con cui sono stati fianco a fianco per parte della giornata.
Un commilitone preciso, in carne ed ossa, con un nome ed un volto.
Altri cc del VI° Btg CC “Toscana” confluiscono nel quadrante Foce, forse la notizia la portano loro.
Gli ufficiali di certo la sanno essendo collegati col laringofono (apparato radio da casco) alla centrale. I comandanti hanno una comunicazione bidirezionale con la loro centrale che si trova appunto a Forte S.Giuliano. I sottufficiali caposquadra sono invece collegati via radio solo con l’ufficiale e non sentono la centrale. La truppa non ha collegamenti radio. Ha i telefonini, che però non si possono usare col casco addosso.

Non sappiamo se il contingente “ECHO” sia stato raggiunto dalla notizia del collega morente per un sasso in fronte, ma se lo fosse ci sarebbe stata una sola occasione: in concomitanza con il discorsetto di Truglio che precede di poco la carica su via Caffa.
Lasciamo ancora una volta la parola a Lauro in Commissione Parlamentare:

<
Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando erano circa le 16,30 (in realtà 50 minuti dopo, ndr) stavamo facendo ritorno ai mezzi lasciati in prossimità della Fiera; avevamo riunito il gruppo dei carabinieri: era giunto sul posto un tenente colonnello (Truglio, ndr) che, preposto al loro comando, coordinava le varie squadre. Aveva fatto un appello, perché il personale era abbastanza esausto….
Successivamente, visto che il gruppo era abbastanza esausto (era dalla mattina che attraversavamo tutta la città), abbiamo deciso di tornare ai mezzi – che erano abbastanza distanti – al fine di ricomporci e attendere nuove disposizioni. Mentre stavamo così procedendo, ho appreso dalla radio dell’esistenza di problemi nei pressi della stazione; ho saputo dopo che detti problemi erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A quel punto, ho deciso di dare man forte….
Ho pensato, dicevo prima, di dirigere in quella direzione per dare man forte ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà (almeno così sembrava da quanto sentivo via radio). Proprio mentre, in quel momento, stavo attraversando piazza Alimonda, ho visto nella parallela alla mia destra – Fiorillo si trovava sulla sinistra, in un’altra parallela, ma io non avevo ancora notato il suo gruppo – centinaia di persone che correvano. Si trattava, praticamente, dello stesso corteo delle tute bianche che tornava indietro….
Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa. Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti.
Sì, sì, spingevano i cassonetti in avanti e procedevano nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente. Dunque, siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via Caffa sono iniziati gli scontri. ….


Di tutti questi eventi oggi esiste una documentazione fotografica precisa, in parte presa al suolo e in parte dai balconi di P.zza Alimonda. Incrociamo allora la deposizione di Lauro con queste foto e con i brogliacci delle comunicazioni radio della Centrale Operativa.
Questa foto mostra il contingente “ECHO” in via Ilice durante la pausa col Ten.Col. Truglio. Placanica è nel defender.

Pass2-1

Se prendiamo le comunicazioni radio della centrale operativa nella fascia oraria cruciale ed estrapoliamo quelle dirette al quadrante di foce-brignole-tolemaide otteniamo questo:

17.15 COT (Centrale operartiva): G 3 (Gaggiano), attaccali, scendi con i mezzi e attaccali
17.17 G 3: Chiede urgentemente rinforzi in via Tolemaide
17.19 COT: Portate ausilio a G3 in via Tolemaide
17.28 G 103 (Lauro): Inviare immiediatamente un’ambulanza in Via Caffa, nella Piazza antistante Via Caffa

Va tenuto presente che i brogliacci sono una sintesi scritta di una comunicazione orale (in genere più lunga) fatta dalla polizia stessa.
In questo lasso breve di tempo avvengono due fatti rilevanti: alle 17.15 per la prima volta in tutta la giornata la centrale operativa ordina in modo perentorio di attaccare. Non era mai successo prima: in generale è infatti il responsabile di P.S. di piazza che decide in base ad una valutazione sul posto. In questo caso il responsabile di via Tolemaide (Gaggiano) non è in grado di eseguire l’ordine. La decisione della centrale a questo punto è un ordine incongruo, senza soggetto <<Portate (chi?) ausilio a G3 in via Tolemaide>>. Gli ordini della centrale dovrebbero avere sempre indicato il soggetto, trattandosi di comunicazioni radio che non possono essere equivocate. Sono imprecisi gli ordini o è imprecisa la trascrizione? Lauro in ogni caso interpreta l’ordine come diretto a se. E inizia a muoversi.

Pass2-2

Questa foto è importante perchè smentisce la versione di Lauro. Tutto il contingente è uscito da via Ilice e si sta mettendo le maschere antigas, mentre il corteo in via Tolemaide non li degna di uno sguardo. Se si mettono le maschere significa che stanno per entrare in azione. Non sono i manifestanti che attaccano i carabinieri spingendo i cassonetti, ma i cc comandati da Lauro che attaccano il corteo sul fianco perchè così gli è stato ordinato via radio, o così loro hanno interpretato il portare ausilio. Sono ancora una volta cariche a freddo che prescindono dal comportamento dei manifestanti, e ancora una volta si rivelano disatrose.

Un meccanismo militare tanto inetto quanto brutale è stato messo in moto, ha prodotto i suoi effetti in P.zza Alimonda e continuerà a produrli fino a sera, continuando nel giorno e nella notte successivi.

Gli ordini dalla centrale giungono ora sempre più secchi:
17,41 COT: G 9 portatevi fino all’ altezza della Casa dello studente cosi li prendiamo da dietro.
17,42 COT: G 9 esci da C.so Gastaldi che li prendiamo da sopra.
17.47 COT: G 9 esca , scenda perché da giù li stanno spingendo con gli idranti.
17,47 COT: G 9 caricate
E’ la centrale che dirige con ordini precisi, l’ordine è chiuderla, farla finita.

Tra le 17.15, quando parte l’ordine a Gaggiano di attaccare definitivamente, e le 17.27 quando un plotone di carabinieri in rotta uccide Carlo Giuliani ci sono solo 12 minuti. Non è un crescendo naturale di scontri che culmina con la morte di un manifestante. Non si tratta di dissennate iniziative personali, ma ordini precisi, anche se dati malamente via radio e/o eseguiti peggio.
E’ la massima autorità di ordine pubblico a Genova, permanentemente collegata col ministero dell’interno, che decide di farla finita.

Nessun tribunale ha mai chiesto conto di questi ordini. Nessuno ha ancora chiesto al questore Colucci come fu che in un giorno di Luglio del 2001 il più grande spiegamento di forze dell’ordine che si fosse mai visto in Italia attaccò ripetutamente un corteo autorizzato come se si trattasse di un esercito invasore. Ma questo accadde.
Chi ha materialmente premuto il grilletto della beretta 92 dentro il defender non è che il terminale di una scelta precisa di gestione dell’ordine pubblico. Una scelta militare che a partire dal pomeriggio del 20 Luglio si dispiegherà producendo lutto, sangue e gli orrori della guerra tutti: dalle umiliazioni psichiche e fisiche sul corpo dei prigionieri nemici rastrellati a casaccio, allo sfregio sul corpo dei nemici uccisi.
Non più operazione di ordine pubblico, ma una volta rotti gli argini, ordalia senza freni in cui ogni residuo principio di legalità viene spazzato via.

I fatti genovesi del G8 possono essere letti in molti modi, questo che avete avuto la pazienza di leggere è uno.
Non ci sono a nostro avviso responsabilità personali dei singoli funzionari e agenti che possano essere separate da quelle dei massimi responsabili di polizia: incapacità personali e visioni criminali di gestione della piazza si mescolano in una miscela esplosiva.

Da parte nostra continueremo a lavorare per riappropriarci di questa storia.. Non ci potrà fermare l’archiviazione indecente del procedimento Placanica. Altri reati sono stati commessi e per questi non è mai stato aperto alcun procedimento.

Anche se non vi fossero più giudici la ricerca della verità continuerà a mordere al garretto la *generazione criminale* di funzionari e politici che hanno prodotto la vergogna del G8. E che su questo crimine stanno fondando carriere gravide di altri lutti.
Non solo per rendere giustizia a Carlo Giuliani ma per evitare che capiti ancora.
Non per il secolo che morì a Genova ma per quello che si è aperto.

Non avrete pace senza giustizia. Continueremo a dire con la saggezza delle madri: ni olvido, ni perdono.
Batteremo a lungo le pentole sotto le vostre finestre.

Pillola Rossa Crew

One Reply to “Il passamontagna di Carlo Giuliani accusa le forze dell’ordine: chi infierisce su Carlo morente e perche’?”

Comments are closed.