Cara Nicoletta,
giovedì scorso sono andata a Milano, alla Università Bocconi, per la presentazione del libro Perché non sono nata coniglio, edito dalla Fondazione Roberto Franceschi, scritto da N23.
[N23: nome collettivo che raccoglie le autrici e gli autori di questo racconto, gli editor e tutti coloro che hanno collaborato a un progetto di scrittura collettiva dedicato alla vita di Lydia Franceschi e alla memoria di questa città e di questo Paese]
Il libro è molto bello e corposo, corredato da moltissime fotografie della vita di Lydia e del figlio Francesco (ucciso, come ricorderai, nel 73 da un poliziotto mai identificato nonostante il lungo processo) ma non è di questo che volevo parlarti.
L’incontro è avvenuto nell’aula magna della Biblioteca, uno spazio molto grande stipato di persone. Le teste erano per lo più grigie o bianche, pochi i giovani oltre alle quattro ragazze che hanno ricevuto la borsa di studio.
Ho riconosciuto e abbracciato: Lydia (lucidissima nonostante i suoi 97 anni); la figlia; la sorella di Luca Rossi, ucciso da un poliziotto nell’86; le sorelle Pinelli; Tiziana Pesce, figlia del Comandante Visone – Ivaldi, per voi torinesi – e di Onorina Brambilla; un bravissimo compagno della Fiom; un paio di altri compagni; Jampaglia, giornalista di Radio Popolare che ha condotto la serata con Cristina, e Laura Boldrini. Undici persone su un minimo di duecentocinquanta.
E’ vero che ho lasciato Milano da più di trent’anni ma ci sono sempre tornata: per le commemorazioni, i convegni, i dibattiti; con l’Anpi, l’Arci, Rifondazione, Italia Cuba; in Camera del Lavoro, nei vari Centri Sociali…
Eppure lì, a parte le undici persone che ti ho detto, non conoscevo nessuno.
C’era un’altra sinistra, evidentemente, che non si parla con quella che io frequento abitualmente.
Ho vissuto una situazione simile ieri sera, qui a Genova, alla fiaccolata per Giulio Regeni: meno di cento persone, purtroppo. Che tristezza!
Finché non capiremo – io credo – che il problema di uno o una di noi DEVE essere il problema di tutti, finché non avremo imparato a stare insieme nella diversità, a segnare il fossato che ci separa da fascisti, razzisti, sionisti, prevaricatori di ogni risma, non riusciremo a rendere il nostro mondo migliore!
Chi era l’altra sera in Bocconi, a ricordare un ragazzo ucciso mentre difendeva il diritto di partecipare a un’assemblea, temo non verrà mai al cantiere di Chiomonte e neppure in piazza Alimonda.
La primavera è una stagione triste, ci sono tanti dei nostri ragazzi da ricordare, perciò nei fine settimana viaggerò un po’ tra Roma, Bologna, Milano…
E tu?
Continui a resistere, lo so.
Ti penso tanto
H
26.01.2020